L’aspetto interessante di questa pellicola (già presente nel film originale del 2015) è il metodo usato da Mussolini, per riprendere il potere. Nè Hitler tantomeno il Duce, usano squadracce, violenza, terrore . Non ci sono camice nere che sfilano per Roma, non si dà olio di ricino a nessuno. Perché, in questo contesto socio-politico, non ne hanno ancora bisogno.
A ben vedere non è nemmeno ” la rabbia popolare”, o il populismo, come dicono quelli istruiti. Un popolo arrabbiato si scatena solo se ha un leader alla guida. Non conduce il gioco, si lascia condurre. In modo offensivo, per degli splendidi animali, usiamo paragonar costoro a delle pecore. In realtà, lasciate che ve lo dica, un popolo abbandonato e incazzato è simile a un branco di lupi affamati.
Ora vi pongo una domanda breve e semplice: ” Il popolo affamato e arrabbiato, da chi è ridotto in questo modo?” Dai partitini dello 0, qualcosa? Dai vocianti idioti delle destre fasciste? O da un sistema capitalista che, da quasi trent’anni , ha spazzato via ogni forma di tutela per i lavoratori. Chiuso nel suo mondo di alta finanza, azzeramento delle ideologie, divisione e disorganizzazione dei lavoratori, effimere libertà , utili in caso di una democrazia forte e sana, pleonastici quando essa è del tutto inetta.
Nel film, assai godibile, di Luca Miniero, Lui torna usando l’arma e la libertà vanto della nostra democrazia: la satira. Succede lo stesso anche nel film originale e questa “trovata” mi è garbata assai.
In tempi mediocri, in cui è assai difficile portare le masse a partecipare alla vita politica; cosa trionfa? Il nulla. Questo spazio vuoto dobbiamo pur riempirlo, no? Allora aggiorniamo i classici della propaganda occidentale contro i nemici: la libertà di pensiero, di espressione, di satira.
Mussolini capisce questa cosa e conquista il paese sfruttando i canali giusti. Forse la tv, oggi, è un mezzo non così tanto potente. Sarebbe stato meglio approfondire il peso della Rete, ma è in virtù del successo ottenuto su Youtube, che il Duce fa il suo ingresso dalla porta principale, nella politica italiana.
Intorno le persone sono occupate a ridere, a sentirsi libere e moderne, perché non hanno falsi moralismi. Loro non sono bigotti.
Costoro pensano sia normale sfruttare l’immagine di uno che “imita” il duce. Certo, all’inizio si premurano di non fargli dire battute offensive per le minoranze. Peccato che la loro ipocrisia crolli non appena il pubblico ride di gusto , a certe battute squallide del Dux.
Un risultato naturale quando passi anni a distruggere il peso delle ideologie, senza arrivare a scomodare la sacralità della vita. Un popolo scontento ha come unico mezzo di distrazione la risata. La quale non deve farci solo ridere, ma sghignazzare, portarci a forzare i confini, tanto tutto è un gioco.
Il gioco che maschera la sconfitta di un sistema politico. Però non vogliamo vederlo, non accettiamo di confrontarci con i limiti e gli errori di una democrazia debole.
Tutto deve apparire leggero, fico, farci sentire vincenti e liberi da ogni schema, regola. Contrastare le regole e il sistema è fondamentale, il dissenso che si manifesta colla satira è il sale della democrazia. Però deve esser guidato da una ideologia capace di indicare i nemici delle masse, di creare una coscienza di classe nel popolo, mostrando il Re Nudo. Non la nudità dei disperati o dei più poveri. Non disperdersi in un insulto generale, nel cattivo gusto fine a sé stesso.
Nell’originale tedesco, questo discorso era ben più incisivo. Hitler, infatti, è dapprima ospite di un cretino: un comico irriverente e dissacrante. Il quale, essendo un emerito coglione, è principalmente un ipocrita e in secondo luogo non è in grado di gestire la situazione, quando si passa a un livello sempre più violento
Non puoi dire al popolo: “Ehi, state attenti!” Se per anni ti sei fatto il portavoce del ” ma che sarà mai! Si ride e basta!”.
Io non capisco quelli che si scandalizzano vedendo questo film. Quelli che, da bravi liberali, indicano come causa del trionfo dei redivivi ed ignobili Mussolini e Hitler, l’ignoranza del popolo. Quelli che hanno la missione di combattere contro le fake news e non dar gli strumenti culturali, per le masse, di saper esprimere meglio le loro idee.
Si dirà:” Non esiste più il popolo, abbiamo la gente”. Ecco, vi sentite colla coscienza apposto? Voi difensori inascoltati dei diritti, delle libertà, i quali improvvisamente si ritrovano circondati da un popolo rozzo, ignorante, che si permette di decidere la sua sorte in modo bizzarro. Ad esempio: votando male.
Io credo che la colpa sia dei “professori”. Cioè di quelle persone che sanno, hanno capacità e intelligenza, ma in questi anni ( e non dall’arrivo dei grillini) si sono distaccati dalle masse, per diventare voce del capitale. Il quale, dopo la caduta del blocco sovietico, ha strada libera , senza ostacoli. Può usare il bastone e la carota. Attacco totale ai diritti sociali e sostegno a politiche economiche “verdi”, tanto per citare un metodo .
Il capitalismo dal volto umano, non esiste. Perché si basa solo sullo sfruttamento di persone e anche di lotte, utili in un dato momento produttivo. La totale dimenticanza dei diritti sociali, in questi ultimi anni, ha creato di fatto il dissenso proletario e di massa nei confronti dei diritti civili.
In un mondo simile, il ritorno di Mussolini è ben più che spianato. Basta vedere le cronache recenti. Il fascismo squadrista è ben presente sul nostro territorio. Anche in città come Firenze, dove la destra neofascista spopola tra i giovanissimi liceali.
Le istituzioni democratiche che fanno? Si indignano, si costernano, e gettano la spugna con gran dignità. No, senza dignità alcuna. Non comprendendo che il fascismo non si crea dal nulla, non è figlio della rabbia.
Esso, come nelle sue origini, è figlio della mancata risposta delle classi dirigenti, alle problematiche serie e vere del popolo.
In fin dei conti, cento anni fa, che successe? l’indebolimento e la mancata credibilità dei governi liberali, che arriva all’apice col governo di Luigi Facta, l’opportunismo cretino di una monarchia ignobile e la paura – fortissima- del comunismo, sono alla base della nascita e prosperità del fascismo
Più, un elemento che non deve mai mancare: la creazione di un nemico preciso, da donare alle masse, affinché non assaltino il Palazzo d’Inverno, ma semmai lo aiutino a ristrutturarsi col sangue e le ossa spezzate dei “colpevoli”. La menzogna che le misure drastiche e la violenza, portino a miracolosi guadagni in termini di lavoro, ricchezza personale e ripresa della dignità a livello internazionale
Mussolini, in quegli anni, doveva vendicare la “vittoria dimezzata”, che tanto pesava nel cuore degli italiani.
Tra una “goliardata”, una bottiglia di olio di ricino, una manganellata, e tanta virilità.
C’è voluta la guerra per far aprire gli occhi agli italiani. Abbiamo perso i Matteotti, Gramsci, tanto per citare solo alcuni nomi. E ci siamo riscattati grazie a persone come Giovanni Pesce.
Entrambi i film, però, sbagliano quando ci vogliono far credere che Lui e Baffetino, se la videro con un’opposizione organizzata, disciplinata, agguerrita. Mentre oggi abbiamo dei pirla allo sbaraglio. In realtà, anche in quel periodo, c’erano tensioni tra correnti, riformisti che accusavano di settarismo i comunisti, questi ultimi in polemica tra di loro e con altri rivoluzionari. Fino ad arrivare al capolavoro delle Grandissime Cazzate: L’Avventino.
Il tempo, sempre impeccabile giustiziere, ha decretato chi è stato tra i grandi dell’anti fascismo e chi ha commesso enormi cazzate.
Per questo motivo, io non sono così disperato circa la nostra classe politica e la nuove leve. Non è detto che il liberal-capitalismo e i fascisti di ritorno, abbiano per forza la meglio. Forse si.
Se questo dovesse capitare, cari miei, è perché ci saremmo preoccupati di cose non importanti lasciando spazio alla restaurazione della tirannide.
Gli errori da non compiere, sono ben visibili in questa opera- bravissimo Massimo Popolizio nei panni del Duce- e sono un po’ i classici della cultura occidentale di questo millenio :indifferenza al sociale e a chi è diverso da me, menefreghismo, ricerca del successo personale a tutti i costi, solitudine- non tanto perché non si ha qualcuno da amare, ma per l’impossibilità di amarsi e conoscersi come persona, e non come uomo/donna di successo economico- superficialità e irresponsabilità, partecipazione virtuale ai problemi grandi e piccoli del mondo che ci circonda
Mussolini torna, perché certi italiani non se ne sono mai andati I complici, gli opportunisti e i cretini, come il giovane regista, che troppo tardi scoprono in che guaio si son cacciati. Non per nulla, l’unica a riconoscere il Duce, è una vecchia malata di Alzeimer. Simbolo amarissimo di come la verità, storica e morale, sia del tutto pleonastica nell’epoca dei libelli di Pansa.
Infine, un’ultima nota, abbiate pazienza! Il film conferma una mia teoria: non esiste nulla di più consolatorio, che un finale senza consolazione.
Perché torniamo a casa scuotendo la testa, sconsolati di vivere in un mondo allo sfascio. Colpa di questa situazione (davvero insostenibile, mi creda dottore!) è del vicino di casa, del collega, del figlio che non ascolta, mai nostra. Così finiamo la giornata colla coscienza apposto. Ci siamo indignati e abbiamo gettato la spugna. lo spazio di un film.
Invece il fascismo come nasce e si sviluppa, può anche essere annientato. L’anti fascismo è fondamentale anche ai nostri giorni, sia contro quello nostrano e quello ucraino,.Non deve essere un pensiero, uno stato d’animo, ma un fatto concreto e di lotta.
Il fascismo è un crimine, una malattia del corpo sociale e politico della nazione e non solo. Per guarire serve una cura precisa e si chiama: comunismo.