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Sono Tornato- di film e di politica

5 Feb

L’aspetto interessante di questa pellicola (già presente nel film originale del 2015) è il metodo usato da Mussolini, per riprendere il potere. Nè Hitler tantomeno il Duce, usano squadracce, violenza, terrore . Non ci sono camice nere che sfilano per Roma, non si dà olio di ricino a nessuno. Perché, in questo contesto socio-politico, non ne hanno ancora bisogno.

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A ben vedere non è nemmeno ” la rabbia popolare”, o il populismo, come dicono quelli istruiti.  Un popolo arrabbiato si scatena solo se ha un leader alla guida. Non conduce il gioco, si lascia condurre. In modo offensivo, per degli splendidi animali, usiamo paragonar costoro a delle pecore. In realtà, lasciate che ve lo dica, un popolo abbandonato e incazzato è simile a un branco di lupi affamati.

Ora vi pongo una domanda breve e semplice: ” Il popolo affamato e arrabbiato, da chi è ridotto in questo modo?” Dai partitini dello 0, qualcosa? Dai vocianti idioti delle destre fasciste? O da un sistema capitalista che, da quasi trent’anni , ha spazzato via ogni forma di tutela per i lavoratori. Chiuso nel suo mondo di alta finanza, azzeramento delle ideologie, divisione e disorganizzazione dei lavoratori, effimere libertà , utili in caso di una democrazia forte e sana, pleonastici quando essa è del tutto inetta.

Nel film, assai godibile, di Luca Miniero, Lui torna usando l’arma e la libertà vanto della nostra democrazia: la satira.  Succede lo stesso anche nel film originale e questa “trovata” mi è garbata assai.

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In tempi mediocri, in cui è assai difficile portare le masse a partecipare alla vita politica; cosa trionfa? Il nulla. Questo spazio vuoto dobbiamo pur riempirlo, no? Allora aggiorniamo i classici della propaganda occidentale contro i nemici: la libertà di pensiero, di espressione, di satira.

Mussolini capisce questa cosa e conquista il paese sfruttando i canali giusti. Forse la tv, oggi, è un mezzo non così tanto potente. Sarebbe stato meglio approfondire il peso della Rete, ma è in virtù del successo ottenuto su Youtube, che il Duce  fa il suo ingresso dalla porta principale, nella politica italiana.

Intorno le persone sono occupate a ridere, a sentirsi libere e moderne, perché non hanno falsi moralismi. Loro non sono bigotti.

Costoro pensano sia normale sfruttare l’immagine di uno che “imita” il duce. Certo, all’inizio si premurano di non fargli dire battute offensive per le minoranze. Peccato che la loro ipocrisia crolli non appena il pubblico ride di gusto , a certe battute squallide del Dux.

Un risultato naturale quando passi anni a distruggere il peso delle ideologie, senza arrivare a scomodare la sacralità della vita. Un popolo scontento ha come unico mezzo di distrazione la risata. La quale non deve farci solo ridere, ma sghignazzare, portarci a forzare i confini, tanto tutto è un gioco.

Il gioco che maschera la sconfitta di un sistema politico. Però non vogliamo vederlo, non accettiamo di confrontarci con i limiti e gli errori di una democrazia debole.

Tutto deve apparire leggero, fico, farci sentire vincenti e liberi da ogni schema, regola.  Contrastare le regole e il sistema è fondamentale, il dissenso che si manifesta colla satira è il sale della democrazia. Però deve esser guidato da una ideologia capace di indicare i nemici delle masse,  di creare una coscienza di classe nel popolo, mostrando il Re Nudo. Non la nudità dei disperati o dei più poveri. Non disperdersi in un insulto generale, nel cattivo gusto fine a sé stesso.

Nell’originale tedesco, questo discorso era ben più incisivo. Hitler, infatti, è dapprima ospite di un cretino: un comico irriverente e dissacrante. Il quale, essendo un emerito coglione,  è principalmente un ipocrita e in secondo luogo non è in grado di gestire la situazione, quando si passa a un livello sempre più violento

Non puoi dire al popolo: “Ehi, state attenti!” Se per anni ti sei fatto il portavoce del ” ma che sarà mai! Si ride e basta!”.

Io non capisco quelli che si scandalizzano vedendo questo film. Quelli che, da bravi liberali, indicano come causa del trionfo dei redivivi ed ignobili Mussolini e Hitler, l’ignoranza del popolo. Quelli che hanno la missione di combattere contro le fake news e non dar gli strumenti culturali, per le masse, di saper esprimere meglio le loro idee.

Si dirà:” Non esiste più il popolo, abbiamo la gente”. Ecco, vi sentite colla coscienza apposto? Voi difensori inascoltati dei diritti, delle libertà, i quali improvvisamente si ritrovano circondati da un popolo rozzo, ignorante, che si permette di decidere la sua sorte in modo bizzarro. Ad esempio: votando male.

Io credo che la colpa sia dei “professori”. Cioè di quelle persone che sanno, hanno capacità e intelligenza, ma in questi anni ( e non dall’arrivo dei grillini) si sono distaccati dalle masse, per diventare voce del capitale.  Il quale, dopo la caduta del blocco sovietico, ha strada libera , senza ostacoli. Può usare il bastone e la carota.  Attacco totale ai diritti sociali e sostegno a politiche economiche “verdi”, tanto per citare un metodo .

Il capitalismo dal volto umano, non esiste.  Perché si basa solo sullo sfruttamento di persone e anche di lotte, utili in un dato momento produttivo. La totale dimenticanza dei diritti sociali, in questi ultimi anni, ha creato di fatto il dissenso proletario e di massa nei confronti dei diritti civili.

In un mondo simile, il ritorno di Mussolini è ben più che spianato. Basta vedere le cronache recenti. Il fascismo squadrista è ben presente sul nostro territorio. Anche in città come Firenze, dove la destra neofascista spopola tra i giovanissimi liceali.

Le istituzioni democratiche che fanno? Si indignano, si costernano, e gettano la spugna con gran dignità. No, senza dignità alcuna. Non comprendendo che il fascismo non si crea dal nulla, non è figlio della rabbia.

Esso, come nelle sue origini, è figlio della mancata risposta delle classi dirigenti, alle problematiche serie e vere del popolo.

In fin dei conti, cento anni fa, che successe? l’indebolimento e la mancata credibilità dei governi liberali, che arriva all’apice col governo di Luigi Facta, l’opportunismo cretino di una monarchia ignobile e la paura – fortissima- del comunismo, sono alla base della nascita e prosperità del fascismo

Più, un elemento che non deve mai mancare: la creazione di un nemico preciso, da donare alle masse, affinché non assaltino il Palazzo d’Inverno, ma semmai lo aiutino a ristrutturarsi col sangue e le ossa spezzate dei “colpevoli”.  La menzogna che le misure drastiche e la violenza, portino a miracolosi guadagni in termini di lavoro, ricchezza personale e ripresa della dignità a livello internazionale

Mussolini, in quegli anni, doveva vendicare la “vittoria dimezzata”, che tanto pesava nel cuore degli italiani.

Tra una “goliardata”, una bottiglia di olio di ricino, una manganellata, e tanta virilità.

C’è voluta la guerra per far aprire gli occhi agli italiani. Abbiamo perso i Matteotti, Gramsci, tanto per citare solo alcuni nomi. E ci siamo riscattati grazie a persone come Giovanni Pesce.

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Entrambi i  film, però, sbagliano quando ci vogliono far credere che Lui e Baffetino, se la videro con un’opposizione organizzata, disciplinata, agguerrita. Mentre oggi abbiamo dei pirla allo sbaraglio. In realtà, anche in quel periodo, c’erano tensioni tra correnti, riformisti che accusavano di settarismo i comunisti, questi ultimi in polemica tra di loro e con altri rivoluzionari. Fino ad arrivare al capolavoro delle Grandissime Cazzate: L’Avventino.

Il tempo, sempre impeccabile giustiziere,  ha decretato chi è stato tra i grandi dell’anti fascismo e chi ha commesso enormi cazzate.

Per questo motivo, io non sono così disperato circa la nostra classe politica e la nuove leve. Non è detto che il liberal-capitalismo e i fascisti di ritorno, abbiano per forza la meglio. Forse si.

Se questo dovesse capitare, cari miei, è perché ci saremmo preoccupati di cose non importanti lasciando spazio alla restaurazione della tirannide.

Gli errori da non compiere, sono ben visibili in questa opera- bravissimo  Massimo Popolizio nei panni del Duce- e sono un po’ i classici della cultura occidentale di questo millenio :indifferenza al sociale e a chi è diverso da me, menefreghismo, ricerca del successo personale a tutti i costi, solitudine- non tanto perché non si ha qualcuno da amare, ma per l’impossibilità di amarsi e conoscersi come persona, e non come uomo/donna di successo economico- superficialità e irresponsabilità, partecipazione virtuale ai problemi grandi e piccoli del mondo che ci circonda

Mussolini torna, perché certi italiani non se ne sono mai andati I complici, gli opportunisti e i cretini, come il giovane regista, che troppo tardi scoprono in che guaio si son cacciati. Non per nulla, l’unica a riconoscere il Duce, è una vecchia malata di Alzeimer. Simbolo amarissimo di come la verità, storica e morale, sia del tutto pleonastica nell’epoca dei libelli di Pansa.

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Infine, un’ultima nota, abbiate pazienza! Il film conferma una mia teoria: non esiste nulla di più consolatorio, che un finale senza consolazione.

Perché torniamo a casa scuotendo la testa, sconsolati di vivere in un mondo allo sfascio. Colpa di questa situazione (davvero insostenibile, mi creda dottore!) è del vicino di casa, del collega, del figlio che non ascolta, mai nostra. Così finiamo la giornata colla coscienza apposto. Ci siamo indignati e abbiamo gettato la spugna. lo spazio di un film.

Invece il fascismo come nasce e si sviluppa, può anche essere annientato. L’anti fascismo è fondamentale anche ai nostri giorni, sia contro quello nostrano e quello ucraino,.Non deve essere un pensiero, uno stato d’animo, ma un fatto concreto e di lotta.

Il fascismo è un crimine, una malattia del corpo sociale e politico della nazione e non solo. Per guarire serve una cura precisa e si chiama: comunismo.

L’indifferenza non risolve nulla

5 Dic

A me capita spesso di leggere sui Social Network, o di ascoltare durante le discussioni colle persone, inni all’indifferenza come metodo giusto e sicuro per ostacolare la devianza fascista.

Questa idea è la sorella militante di un’altra grande idea di questi tempi: non fare la morale. In poche parole non criticare e giudicare gli altri e le loro azioni.

Chi espone codesti pensieri, spesso è in buona fede.  Egli o ella motiva il tutto ponendo al centro del loro dire una giusta distanza nei confronti degli altri. L’idea sarebbe: “Ognuno di noi è debole e misero per cui perché rompere le palle agli altri. Che ne sappiamo della loro vita e delle loro scelte?” Non nego che possa sembrare giusto un ragionamento simile ma a mio avviso si notano anche certe debolezze

La massa di persone che critica gli altri di far la morale, insegnare come si vive, e tutte quelle scemenze lì, a loro volta stanno moralizzando e insegnando cosa sia giusto dire o fare nei Social Network o nella vita. Il tono è lo stesso: categorico, chiuso nel proprio pensiero e visione del mondo, con una spruzzata di progressismo libertario all’acqua di rose.

Io penso che il famoso detto “vivi e lascia vivere” non sia affatto un modo umano di rispettare gli altri, ma una pessima imitazione di Ponzio Pilato :” Me ne lavo le mani”.

Un fatto letto, sentito, che coinvolga un conoscente o no, ci dovrebbe portare a riflettere e prendere posizione circa le “non scelte” e la mancanza di responsabilità individuale e sociale, che ci spingono a compiere grossi errori.

I consigli degli altri per quanto possano dar fastidio e risultare inopportuni, in realtà ci offrono un punto di vista altro e oltre su una situazione che , direttamente o indirettamente, stiamo vivendo.

A volte sono anche delle immense cazzate ma ci spingono a non giustificarci, chiuderci in un nostro recinto in cui siamo sempre le vittime, quelle che hanno bisogno di consolazione e di sentirsi dire: “Hai ragione, che male c’è?”

Io giudico e critico; lo faccio in primis con me stesso e poi si allarga il discorso agli altri. Condanno il peccato e non il peccatore, non mi interessa il nome e il cognome, ma il gesto.  Tutto questo perché son convinto che noi uomini siamo esseri morali ed etici, portati anche a compiere cose orribili ma dalle quali possiamo e dobbiamo prender distanza, grazie all’auto critica e al giudizio e consiglio altrui.

Noi dovremmo esser sempre e comunque partigiani, militanti, precisi e decisi nel valutare il mondo e l’uomo.

Questo distacco progressista dalle cose e dalle persone, in molti casi diventa “l’indifferenza buona” nei fatti politici.

Vi è questa curiosa e fallace idea per cui non si debba dar spago alle stronzate dei fascisti. Molti sono convinti che ignorando la loro presenza, i nazifascisti si sgonfino da soli.

Io ho una domanda: ” Il fascismo e il nazismo sono stati sconfitti dall’indifferenza codarda dei più, o dalla lotta contro di essi?”

Hitler e camerati si sono stancati a un certo punto perché nessuno gli faceva una resistenza forte ed ostinata, oppure sono stati i valorosi soldati dell’Armata Rossa e gli alleati a stroncare il nazismo?

Quante vite di oppositori o semplici nemici del nazifascismo ha salvato l’indifferenza e quante l’azione diretta contro questi aguzzini?

Basterebbe riflettere su queste cose.

Ogni epoca ha i suoi regimi, certo, i cani al servizio di esso  sono sempre fascisti.  Il sistema pesca sempre nell’estrema destra, la quale si evolve e confonde le masse con piccoli aggiustamenti teorici alla loro fede nel manganello.  Per cui ritenere che i fascisti oggi siano quattro gatti spelacchiati,  ridicoli e poco pericolosi è un grave errore.

Questo sbaglio ha due ragioni: 1) si prendono le cose a cuor leggero, 2) si è complici con loro.

In questi ultimi tempi si è dato ad essi troppo spazio. Noi abbiamo lasciato che facessero a pezzi la storia della resistenza, accettato ogni forma di revisionismo idiota e campato in aria, considerato casa pound un non problema, siamo già stati indifferenti nei confronti di costoro. Non mi par che si siano ottenuti grandi risultati. Se non la crescita di elementi nazi fascisti nei settori popolari dei quartieri di periferia e nelle scuole.

Basterebbe conoscere la storia e notare come una certa indulgenza verso il fascismo, la non comprensione della portata del fenomeno, le beghe per unir la sinistra,  la codardia liberal-capitalista e l’indifferenza delle masse, abbia portato al potere il nazifascismo cento anni fa.

L’indifferenza non è mai una soluzione. Non salva o aiuta i nostri amici quando compiono delle clamorose cazzate, non guarisce il paese dall’infezione del fascismo.

Un comunista che sottovaluta anche un solo pirla nazista non è un compagno di cui ci si possa fidare. Perché non comprende che il fascista ucraino, argentino, americano, israeliano, del brukina faso, o del pianerottolo di casa, non sono diversi. Tutti loro obbediscono alla legge del più forte contro il più debole, di violenza nei confronti di ogni compagno, portatori di un’idea della patria errata e dannosa.

Il legame col capitale è chiaro e diretto. Come colle forze dell’ordine e di certa Chiesa.  Per cui quando ce la prendiamo col capitalismo, l’imperialismo, il colonialismo, non deve mai mancare la condanna al fascismo. Che essi siano quaranta milioni o due coglioni.

Ernesto Rossi scrisse un bellissimo e fondamentale libro sul rapporto capitale- regime fascista: I padroni del vapore. L’autore in questo libro dimostra come il terrore per le lotte operaie, abbia spinto il padronato a finanziare il fascismo.  La stessa cose successe sul finire degli anni 60. Non dovremmo forse parlare di fascisti, quando si parla di stragi di stato? O si pensa che siano tutti democristiani i terroristi neri?

Sicché denunciare, combattere, contrastare, l’estrema destra è un dovere e obbligo di qualsiasi comunista o, mal che vada, democratico sincero.

Non solo per un reale pericolo di presa del potere da parte di questi imbecilli. Anche come semplice rivendicazione politica e quindi morale ed etica: noi coi fascisti non abbiamo nulla a che fare e non li tolleriamo.

Il fascismo non è un’opinione ma un crimine.

 

Il lavoro

9 Ago

Il lavoro ha un suo senso quando diventa collante sociale, quando di fatto è utile al bene comune, aiuta a far progredire la società,  si prende cura ed assistenza di masse disagiate.

Quando punta sulla cultura, arte, al servizio di qualsiasi cittadino.

Vuol dire alzarsi la mattina ed essere orgoglioso di far parte di una classe sociale ben definita  e definibile.  La classe operaia ha creato nel concreto i mezzi per un progresso sociale del nostro paese: macchine, elettrodomestici e via dicendo.  Pressoché dimenticati o abbandonati, sono una base fondamentale per la società occidentale. Gli insegnanti non devono far divulgazione a caso, o esser trattati come dei presunti privilegiati, essi devono infondere la passione per lo studio, che richiede tempo-passione-fatica, e l’arricchimento personale di ciascuno di noi.

Il vero profitto non è tanto quello economico, ma quello personale e culturale.  Avere cittadini in grado di poter diventare i politici di domani, senza improvvisarsi paladini delle masse e rivoluzionari da tastiera, masse in grado di gestire al meglio la complessità e idiozia del sistema liberal-capitalista. Lavoratori dignitosi che sappiano rispondere con i mezzi che reputano più opportuni, all’arroganza padronale.

Questa sarebbe una società perfetta. Dove il lavoro occupa lo spazio che gli compete: essere la rappresentazione di classe, di progetti, di avanzamento verso cambiamenti individuali e di masse.

Tutto questo non succede nel nostro mondo.

Basti prendere gli ultimi tre casi: al sud dipendenti di una stazione di servizio, costretti a ridare ai padroni metà del loro stipendio, turni di lavoro massacranti, nessun diritto nel gestire la propria vita sul posto di lavoro e a casa.

http://meridionews.it/articolo/57377/siracusa-dipendenti-di-un-bar-pagati-500-euro-per-8-ore-costretti-a-restituire-meta-stipendio-societa-sequestrata/

Ad Adrara San Martino un’altra brutta storia di lavoro in nero, per poco più di un euro all’ora

http://www.bergamonews.it/2017/08/03/non-solo-stranieri-anche-3-bergamaschi-sfruttati-a-domicilio-dallazienda-di-adrara/261511/

Infine la storia di un uomo, licenziato per assenza ingiustificata, quando al suo datore di lavoro chiede espressivamente di cambiargli il turno perché la moglie sta partorendo.

Questi casi non sono isolati. Non si può liquidare il tutto come nefandezze di un gruppo di mele marce, perché La Mela Marcia, è il mondo del lavoro.

Da quando, attraverso la precarietà si è di fatto  disorganizzato il legame sociale e umano tra lavoratori. Creando persone ansiose di trovar un posto, uno  vale l’altro, tenerselo stretto più a lungo possibile, in competizione con altri disgraziati come te.

La propaganda di vivere in un bellissimo mondo pieno di oggetti che aspettano solo te, la fine dell’ideologia comunista per masse di lavoratori, spesso gente che fin quando andava bene erano i compagni della fabbrica, poi improvvisamente tutti legaioli e affini, ha debellato per molto tempo l’idea che il lavoratore abbia un ruolo centrale nella società. Conta il profitto e la produzione di beni da vendere. Per vendere  ti tocca pur veder la psicologia sputtanata da sedicenti guru delle vendite.

L’uomo è solo al cospetto della decisione aziendale.  La debolezza dell’individualismo è ben evidente in tutto il suo splendore: non hai una classe di riferimento, o meglio c’è ma non vuoi riconoscerti in essa, non hai un progetto di lunga durata e questo ti porta a non affezionarti al tuo luogo di lavoro, tempi ed orari ti portano via la vita. Ogni ambizione è sottoposta al sonnifero del: prendi quel che capita, di questi tempi si accetta di tutto.

Ragionamenti cretini che però sono accettati dalla società Meglio uno impiegato male, ma che “lavora”, piuttosto di uno che nonostante tutto e con mille difficoltà non vuol vendere il suo tempo a lavori a provvigione,  o di nessuna reale importanza. Tanti sono i lavoratori, tante anche le aziende. Se non assicurano un contratto serio, lasciate perdere.

Ci vuole coraggio a prendere questa decisione, non per niente ce l’hanno tolto da tanto tempo.

La crisi profonda comincia negli anni 80, precisamente dopo che 40.000 leccaculi, borghesucci squallidi, e proletari servi, fecero fallire l’occupazione della Fiat. Piano piano, giorno dopo giorno, scala mobile dopo scala mobile, il lavoratore diventa sempre più la merce che desidera e che compra e sempre meno un elemento sociale, di lotta, di classe.

Nel 1998 il pacchetto Treu, segna la rottura forte col passato. Da lì è un peggiorare senza freni.

Sicchè ancora prima del tanto bersagliato e malvisto “esercito di riserva” che poi sarebbero quelle persone- non poveracci, non martiri e santi o criminali ad oltranza- che sbarcano da noi. Fa specie che molti compagni si rendano conto ora di come sia ridotto malissimo il lavoro e non ricordino più gli oltre trent’anni di smantellamento della legge 300 del 1970: Lo Statuto dei Lavoratori

Fa specie anche di come molti progressisti liberal democratici, in primissima linea sul fronte giusto e importante, sia scritto e detto senza alcun filo di sarcasmo, ma con reale e sincera condivisione di idee civili,  siano rimasti zitti per tutto questo tempo, mentre il capitale si prendeva tutto e non dava nulla

L’uomo è tante cose, tra queste, anche il ruolo sociale che ricopre. Fino a trenta anni fa c’era ed era presente una sorte di soddisfazione di massa e personale, di stabilità e speranza nel futuro. Non perché fossero tempi migliori di questi, anzi sotto molti punti di vista: tecnologia, durata della vita, progressi scientifici, questi sono anni notevoli. Non per questo, dunque. Ma per un motivo ben più valido: la coscienza di classe.

L’operaio sapeva quel che valeva. E cosa chiedeva? Tempo per vivere, anche fuori dai turni massacranti della fabbrica. Chiedeva di poter decidere sul posto di lavoro, di democratizzare la produzione.

Cioè aveva una visione sia del suo posto di lavoro, che della sua vita.

La fatica non va mai idolatrata sopratutto quando è fine a sé stessa,  far vedere ai borghesi che culo ci facciamo, o non ti porta a un miglioramento anche umano.

Di fatti il padrone sa che lodando il lavoro del suo sottoposto avrà soltanto un cagnolino servizievole.

La benedizione della fatica fine a sé stessa è una delle tante arme usate dal padronato per amicarsi i sottoposti. Lodando il grande lavoratore di turno, spesso un idiota contentissimo di sprecare la sua vita in un posto di produzione e profitto di cui vedrà sempre una piccolissima e irrisoria parte, si loda non tanto un uomo, ma un servo.

Uno contento di non vivere, ma dar tutto al suo padrone. Spesso costoro creano fratture interne, non essendo per nulla d’aiuto ai compagni/colleghi.

Ogni lotta per vincere deve liberarsi delle quinte colonne interne: ” la gente che si pensa bianca” per i fratelli africani, le donne che insultano una ragazzina stuprata perché veste in modo indecente, in generale tutte le donne che offendono altre donne: fossero ragazzine violate, fidanzate di cantanti, attori, registi, e così via, per le rivendicazioni femminili.

Grandi lavoratori e crumiri sono la stessa cosa. Badate bene: non parlo di chi fa il suo lavoro con serietà, impegno, passione, ma di quelli per cui esiste solo il lavoro e l’approvazione del padrone. Questi sono nemici da sempre e vanno contenuti e screditati il più possibile

Un gregge di uomini chini su un lavoro non troppo stabile, e il datore dei lavoro o i datori di lavoro che controllano tutto: dalla produzione, ai licenziamenti, assunzioni, e sopratutto la vita degli operai e dei sottoposti

Succedeva anche nei decenni passati. Costruivano case, scuole, dopo lavoro. Così che tu fossi perennemente grato al padrone. Perché il lavoro fosse la tua vita. Non il riconoscimento di classe, perché quello porta a lotte e altro.

Assunzioni? Ecco, leggevo oggi di una ragazza non assunta come commessa perché il suo compagno è un africano. e quel cittadino italico puro del suo futuro datore di lavoro, non se la sentiva di lasciare la sua cassa nelle mani di un’italiana traditrice della sua razza.

Fa pensare come un padrone possa far quel cazzo che gli pare e un dipendente no. Perché nelle testa di cazzo di costoro non sei una persona con idee, emozioni, pensieri tuoi: no! Sei un oggetto creato a immagine e somiglianza di una testa di cazzo in pieno delirio di grandezza.

Tutto questo è sempre avvenuto, ma se prima la coscienza di classe ti poneva le basi per sentirti altro rispetto alle mire espansionistiche del padronato, ora è sempre più difficile

La paura della miseria, di allontanarci dal magnifico sogno di consumi, che consumeremo poco e male visto che siamo sempre al lavoro o alla ricerca di esso, ci spingono ad accettare

Perché gli altri che diranno? Perché in tempi di dominio borghese le masse sono belle quando non hanno gioia e pretesa alcuna che faticare e vantarsi di farsi il culo per niente

Il lavoro è un mezzo economico gestito da classi agiate per mantenere i loro agi, Il lavoro del futuro e fatto da numerosissimi giovani e meno giovani si basa sulla instabilità delle vendite e di un immaginario dove siete tutti fichissimi per al massimo 800 euro al mese. Lordi.

Per altro leggendo diversi libri di economisti, questo sistema di intendere il lavoro e i mercati che domina la nostra vita da quel lontano e ignobile 1989, è dannosissimo anche per i capitalisti, almeno per una buona percentuale di loro. Vi  è da dire che fino a quando non verranno colpiti, come è successo nell’ultima crisi e radicale cambiamento del capitale, piccoli e medi imprenditori se ne fregheranno allegramente.

Poi piangeranno miseria, prendendosela con lo Stato e non col capitale che ha deciso di sbarazzarsi di loro. La classe media non è mai stata quella classe portatrice di benessere o altro, i passi in avanti sono stati fatti grazie alla coesione e forza delle classi subalterne e proletarie. Ora si parla di classe media in difficoltà, si parla di poveri laureati in crisi, che vivono in un paese cattivo, come se il paese cattivo non avesse devastato e distrutto la classe sociale più forte e motivata di ogni società : quella proletaria. La sua riduzione, esclusione, non ha sconvolto nessuno

Da una parte,a sinistra, tutti volevano essere liberali, dall’altra, a destra: cazzo non ci posso credere! Venti anni di berlusconismo poi hanno fatto il resto.

Eppure è la classe proletaria, sono i lavoratori nel settore dell’educazione, delle scienze, della psicologia, della cultura, dell’insegnamento, quelli su cui puntare per risollevare la nostra società.

Questo non avverrà mai, non ora. Forse i nipoti dei nostri nipoti, forse loro.. Comunque noi non dobbiamo arrenderci: combattiamo anche per il gusto di rompere i coglioni a padroni, borghesi, e proletari servi. In particolare contro costoro.

è normale

28 Lug

Probabilmente aveva ragione Eco: dai a un imbecille la possibilità di esprimersi liberamente e ne vedremo delle “belle”. Non tanto perchè la rete sia il male assoluto, ma perché la vergogna urlata , fai girare e condividi, vale solo per la fantomatica casta e non per gli individui, sempre più mostruosi e meschini, che dovrebbero chiamarsi cittadini

D’altronde appare normale. Un tizio qualsiasi cosa sente durante la sua vita: attacchi agli intellettuali, ai radical chic, agli ipocriti che parlano di bontà, empatia, condivisione. Sono loro i veri e unici nemici del paese. E chi sono gli eroi? I pirla. I cafoni arricchiti. Gli ignoranti ruspanti. Questa gente è il nostro orgoglio.

La vergogna sarebbe invece necessaria. Vuol dire aver idea anche dell’altro da sé e che se dovessimo aver un momento di rabbia, una repulsione, dovremmo controllarla, ragionare, e poi eventualmente scrivere o parlare.

Le mamme di Peschiera Borromeo e il padre scioccato dalla presenza di disabili nel suo rifugio di quiete estiva, evidentemente non la conoscono la vergogna. O forse si. Vivono esistenze talmente mediocri, vittime di paure, pregiudizi, allarmismi, che la vergogna per loro sono quelle esistenze talora tragiche, talora con diversità evidenti, che per loro non devono esistere. Sporcano il paesaggio tranquillo delle loro vite.

In più sanno che il popolo è con loro. Codesto popolo mitizzato, idolatrato, al centro di tantissime leggende metropolitane, sopratutto fra compagni che, per mancanza di coraggio ideologico e politico, devono ciecamente seguirlo. Quando non si accorgono o lo sanno, ma il lavoro è troppo pesante e duro, esso senza coscienza di classe è portato naturalmente alla reazione.

Salvini e compagnia non fanno nulla di speciale, dicono e scrivono quello che un popolo di masse amorfe, succube della sua stessa frustrazione, represso e stressato, pensa e fa.

Così mentre fanno crociate contro gli anormali, dal loro miope punto di vista, a costoro par normale – usando sempre come scusa i bambini, farabutti e vigliacchi che non siete altro, non nascondetevi dietro ai figlioli, pezzenti codardi, ma palesate la vostra squallida ignoranza e idiozia- togliere il figlio da un centro estivo, perché – orrore orrore- vi lavora anche un rifugiato del Ghana.Non un pericoloso terrorista, non un bigotto frustrato, non un decerebrato di estrema destra, non una legaiola che se la prende con le parole di Imagine, ma un ragazzo che viene da un paese che ha i suoi bei problemi. Uno che forse ha fatto anche un viaggio drammatico e duro, o forse no. Ma sicuramente, care mamme, a lui non viene in mente di giudicare la vostra bassezza morale ed etica, la vostra mania di esser sempre giovani e tirate, le vostre macchine, la merce che diventa la vostra vita, vita soffocata dalla paura che tanto vi tiene compagnia  e voi preferite la sua, di compagnia, piuttosto che conoscere l’altro

Perché la paura è comoda, tipo quelle poltrone che si distendono e ti permettono di dormire bene. Conoscere invece è duro, difficile, pieno di delusioni e sorprese. No, meglio urlare: ruspaaaa!!! O dire italia agli italiani.

Quelli che aggrediscono gli altri, i diversi. E che voi ritenete vostri simili. Che un giorno potrebbero esser vostri figli, e visto che educazione del cazzo avete dato a loro, non mi stupisco che possano, a parole o nei fatti, dar notizie di loro sui giornali o in tv. Brutte e spiacevoli notizie, per me. ” Ragazzate”, per voi.

Ora: lo confesso.Sono un nemico del popolo, eh! Ebbene sì. Nell’ordine sono: radical chic, buonista, ipocrita perché credo e applico la bontà, l’empatia, la condivisione. ” Gente lontana venuta dall’est, credeva in un altro e non mi hanno fatto del male”, ecco questa frase da una vecchia canzone di De Andrè illustra bene il mio rapporto con lo straniero, che poi è un uomo come me. Non un mostro, non si ciberà dei vostri figlioli. Dispiace, lo so che nel profondo delle vostre anime nere, non vi dispiacerebbe, ma non succederà.

Certo la disabilità ci inquieta, ci colpisce, non riusciamo a gestire bene i nostri sentimenti, ma se dovessimo fermarci a questo, ci parrebbe normale scrivere un commento/recensione su un social, dove con la consueta codardia e cioè usando i figli, diciamo palese e chiaro che i disabili nei luoghi di vacanza non devono proprio esserci. O almeno avvisate noi gente normale e per bene. Che non veniamo. Nel mondo, infatti, non esistono diversi e disabili, ma solo dei simpatici coglioni pieni di pensieri scadenti e senza un po’ di bellezza nel cuore.

Loro però sono normali. Normali, anzi da capire perché figli di un reale disagio, i loro commenti violenti e rancorosi, per ogni argomento. Non è solo infatti il diverso e il disabile ad esser il nemico, o il buonista radical chic. Leggete i commenti dei signori per bene ed onesti cittadini, ad esempio, sul lavoro scientifico fatto da Samantha Cristoferretti nello spazio. Un tale odio legato al sesso di costei, da parte di maschi bavosi e vomitanti idiozie, che poi sono le stesse cose scritte contro la Boldrini o altre donne dentro nella politica, manifesta una involuzione della specie. I danni della sincerità gestita dalle teste di cazzo. Qualunque sia la ragione di tale rabbia. Se non fosse giusta, va combattuta senza troppa galanteria, se fosse giusta- vedi il sostegno al governo fascista ucraino da parte di certe donne della politica- non si combatte con l’insulto, ma rendendo credibile  la nostra idea anti imperialista. Mi preoccuperei di più dei malati di mente che giocano con la geopolitica e i complotti, che fanno danni clamorosi dalle nostre parti, piuttosto che perder tempo dando della donna di dubbia moralità a chi non apprezziamo.

Qualcuno diceva che le parole sono importanti. Ed è vero. Come è importante abitare in un paese decente, aver voglia di conoscere e confrontarsi, e combattere aspramente ogni idiota che dice o scrive cazzate di cattivo gusto. Vale la pena esser giudicati ipocriti buonisti da costoro. Vale davvero la pena

Berlusconismo come Highlander

8 Giu

Il berlusconismo è un fenomeno sociale e politico, di cui faremo fatica a liberarci. Esso non finisce assolutamente con la vita del suo fondatore, ma -a vari livelli- ha a che fare con la storia del paese. Ha a che fare con gli italiani.

La cosa divertente è la sua presunta novità, quando comparì , sulla scena politica italiana, all’indomani di Tangentopoli. Ricordate? “Il nuovo che avanza!” Molti italiani ci credettero. Per credere non è necessario esser dei gran farabutti, basta esserlo anche di veramente piccoli. Oppure anche esser delle brave persone, spaventate dai rossi che mi portano via la “roba”. No, brave non direi.. Diciamo che risulterebbe difficile votare per costui.

La storia ha dato a costui il compito di portare le costanti dei personaggi “sordiani” nella politica. Svelando un pensiero altamente democratico, e che ho sentito anche fare da molti libertari in libera uscita: ma che ci vuole a fare politica? Essa è come la pubblicità, non devi avere un’idea, devi venderla.

Il nuovo apparente era questo. Gli italiani preferirono e preferiscono ancora oggi, esser dei clienti, piuttosto che dei cittadini.

Il sogno americano, il pragmatismo materialista liberal-capitalista, in salsa festosa, televisiva, facile da comprendere e divertente il giusto. Un mix tra marketing e feste estive.

Questo è durato, con due piccole parentesi, per quasi venti anni.

Ora, cercate di comprendermi, non diciamolo troppo forte che il tg 5 ci rimane male, ma è un progetto verso il viale del tramonto. Che potrà anche vincere qualche battaglia, ma non la guerra. Per cui pare brutto prendersela con il caro Silvio e ritornare a discutere degli effetti nefasti che ha avuto sulla nazione.

Però: cosa sarebbe stato Berlusconi senza il riflusso? Lui non è altro che un prodotto sociale ed economico ampiamente vedibile negli anni 80. La Milano da bere (e da papparsi) dei socialisti, di quelli che son passati da avanguardia operaia ai socialisti. Molti “creativi” hanno abbandonato gli slogan ribellistici e velleitari per vendere merendine e macchine.

 

Vendere. Comprare. Il capitalismo in poche parole. Per questo reputo il berlusconismo non nuovo, lo saranno i metodi e i gesti, forse, ma nulla di innovativo all’interno di un sistema capitalistico che si basa su promesse altisonanti, allarmismi, nemici  di facile presa sugli istinti popolari. Per questo Berlusconi si è portato a presso la Lega e i post fascisti.

Vincendo una battaglia, allora, data per persa. Come persa e perché? Ma come non siete informati sulla Britania? Quel simpatico ritrovo di agenti c.i.a. e del servizio inglese, si mormora ci fosse pure il cappellino della regina e quindi lei stessa, pronti a consegnare, previa colpo di stato, la nazione a quel malvagio agente bolscevico che era Occhetto.

Chiaramente, quando si muovono i complottisti è quasi sempre così, le cose andarono diversamente.

Vinse l’Italia. Perchè il berlusconismo non riguarda solo l’aver votato o no Forza Italia, esso riguarda noi. Ogni volta che non ci siamo comportati correttamente dal punto di vista civile. La macchina parcheggiata a cazzo, che tanto sono solo due minuti, lo scontrino non fatto, la tassa evasa, il chiuder gli occhi davanti alla deriva dei costumi, dell’educazione, il pressapochismo accompagnato da un tifo di stile calcistico quando parliamo di politica, la battuta volgare con relativa strizzatina d’occhio. L’idea del mio che è più importante del nostro. Le piccole truffe che impariamo dai genitori, cbe ne so..dal padre?

Ecco il popolo del ” ma si, tanto!” Senza sapere che dietro a queste cose c’è qualcuno che pagherà la nostra negligenza, l’indulgenza, l’inettitudine.

Ci vuole forza per opporsi e non sempre io l’ho avuta ed ho, mi faccio metter in mezzo, non è colpa mia, sono sciocche giustificazioni.  Come la moda di perdonarsi, perché umani, le nostre debolezze.  Attenzione non vuol dire essere rigidi e schematici, possiamo comprender il perché a volte dimentichiamo la questione morale, l’etica e caschiamo in piccoli e gretti errori, ma non dobbiamo giustificarli, dire “fanno tutti”, “cosa sarà mai”, sopratutto se, da genitori, abbiamo a che fare con la formazione di un nuovo cittadino.

Per questo il berlusconismo non può mai esser preso sotto gamba, per questo sono squallide e ignobili i tentativi di sdoganarlo perché ” quando c’era lui perlomeno protestavi e ora?” e via di sciocchezze di questo tipo. Ripeto ai compagni che sostengono codesta linea: anche il peggiore dei criminali, in vita sua, potrà dire due o tre cose buone. Non cambia per nulla il suo operato e quello che è, inoltre ogni governo ha le sue debolezze e dovremmo parlare di quelle, senza dar spazio a notizie non fondate o false solo perché contro il capo del governo.

Perso il grande prestigio politico, penso resisterà a livello comunale/regionale,  ma non a livello di presenza e potere nazionale, il berlusconismo non scomparirà affatto dalla scena sociale e culturale italiana, cambierà nome ed aspetto, ma rimarrà quello che è sempre stato: l’aspetto comune e peggiore dell’esser italiani. In modo traversale, al di là del sesso, idee, classe.

Insieme al fondatore dovremmo superare e seppellire anche quegli elementi che ci avvicinano a questa pagina indelebile di orribile politica nazionale e degrado etico-intellettuale.